ANGIOLINO, IL PRINCIPE E L’ABISSO
Nel maggio 1701, in piena Guerra di Successione alla Corona di Spagna, Eugenio Francesco di
Savoia Carignano, nominato Comandante dell’Armata d’Italia dall’Imperatore d’Austria Leopoldo,
attraversò le Alpi e, passato l’Adige a sud di Verona, sconfisse a Carpi e a Chiari, l’Armata francese
del Re Sole, che lo aveva atteso invano allo sbocco della Valle dell’Adige. Fu una mossa strategica
degna del miglior Napoleone.
Che sia passato da Ala di Trento su, attraverso la ripida Val Fredda e l’Altopiano dei Lessini per poi
scendere nella pianura è certo. Non è certa invece l’effettiva consistenza del suo esercito. Chi parla
di 20.000 uomini, chi di 30.000, comunque fu impresa di tutto rispetto, attraverso sentieri di
montagna che, a quel tempo, dovevano essere appena tracciati.
I due reggimenti citati nel racconto erano presenti a Carpi e quindi dovevano essere con il Principe
quando attraversò l’Altopiano, come sicuramente il suo personale reggimento di Dragoni di Savoia.
La Spluga della Preta, invece, era certamente lì da molto, molto tempo prima.
La Spluga della Preta è una arcinota e profondissima cavità carsica che si apre sul versante
settentrionale del Corno d’Aquilio, non lontano dal margine dove l’Altopiano precipita, con alte
falesie, per mille metri nella Valle dell’Adige. Inizia con un baratro verticale della profondità di
centotrenta metri che venne disceso per la prima volta da Giovanni Cabianca e Luigi De Battisti il
14 giugno 1925.
La tecnologia usata in quelle prime, pionieristiche esplorazioni, come del resto quelle del francese
Alfred Martel che alla fine del secolo XIX discese grandi verticali come l’Abisso Jean Noveau di
160 metri, non era tanto diversa da quella che dei militari di professione avrebbero potuto mettere a
disposizione di Angiolino agli albori del XVIII secolo.